Daniele Nasole

05.10.2020

Daniele Nasole nasce a Taranto nel 1983, più precisamente ai Tamburi, il famigerato "quartiere rosso". Cresce in una famiglia piuttosto umile, ma dai sani principi. Intraprende un percorso di studi che lo porta a diventare Ragioniere Programmatore; tuttavia, si rende conto che il suo desiderio è un altro: vuole entrare nel Corpo Militare. Così, decide di fare di tutto per raggiungere il suo sogno. Le piccole soddisfazioni non tardano ad arrivare: nel 2005, diventa Sottufficiale della Marina Militare Italiana, laureandosi in Infermieristica, presso l'Università di Medicina e Chirurgia di Bari. La carriera gli ha permesso di cavalcare i mari con i sommergibili, diventando perfino timoniere e segretario. Da infermiere, ha continuato la sua preparazione, partecipando, nel 2015, al corso di Medicina di Combattimento, presso il Reggimento San Marco.

Ora, è un dipendente civile della Difesa, a Taranto, ma rimane sempre un atleta di canoa. Dal 1996, gareggia per la Lega Navale Italiana, vincendo diverse medaglie. L'essere diventato pluricampione italiano nella paracanoa, con il Canova Club di Ferrara, rimane uno tra i suoi successi più importanti.

Un sogno lungo 200 metri

Daniele, cresciuto in una famiglia umile, madre casalinga e padre operaio dell'ILVA, scopre presto la passione per la canoa. Tra gli elementi più promettenti della canoa tarantina, nel 2015 gli viene diagnosticato un raro tumore. Decide di affrontare la malattia con i soli strumenti che lui conosce: forza e determinazione. L'intervento alla schiena e i quattro cicli di chemio non lo abbattono e, dopo pochi mesi di lotta, finalmente il «mostro» viene sconfitto. Si rimette in canoa e tenta di realizzare il suo più grande sogno: partecipare alle Olimpiadi di Tokyo. Si unisce quindi al Canoa Club Ferrara, che condivide il suo obiettivo, e inizia una nuova avventura che comporta certamente tanti sacrifici, ma anche altrettanti successi. Quando sembra che la realizzazione del suo progetto sia ormai vicina, un grave infortunio lo porta ad abbandonare il sogno olimpico. Ma, ancora una volta, Daniele non si abbatte e continua a remare e a spingere i suoi sogni e la sua canoa sempre un po' più in là.